Indovinello e Covid-19: Ritrovate i nuovi termini francesi che sostituiscono gli anglicismi….

Durante l’epidemia di Covi-19, la commissione dell’arricchimento della lingua francese, che dipende dal ministero della Cultura, si è divertita a tradurre alcuni anglicismi che sono apparsi durante l’epidemia o prima e le traduzioni dovranno essere utilizzate – in teoria ovviamente – dall’amministrazione francese. Ci sono persone che hanno sprecato il loro tempo a correre maratoni sul loro balcone e altri che hanno tradotto anglicismi. Secondo me, la stanchezza alla fine è la stessa perché talvolta ci vuole veramente torturarsi per trovare un equivalente francese a una parola inglese che è già di origine francese. Vi faccio un esempio: l’inglese “spoiler”, solo a sentire o leggere questa parola, si sa subito che la sua origine è francese quindi cosa hanno trovato quelli della commissione per sostituire quello anglicismo? Fate il test o no, vi do 13 anglicismi e dovete trovare il termine francese corrispondente.

1: Traffic manager

2: Sensitivity reader

3: Fast fashion

4: Fashion technology

5: Time-lapse

6: Spoiler

7: Podcast

8: Fake news

9: Video mapping

10: Advergaming

11: Extended play

12: Deep fake

13: Clickbait

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A: Hyperaccéléré

B: Audio

C: Démineur éditorial

D: Mini album

E: Piège à clics

F: Divulgâcher

G: Mode express

H: Ludopublicité

I: Infox vidéo

J: responsable de la promotion en ligne

K: Fresque vidéo

l: Technologie de la mode

M: Infox

Covid-19: Il burocratese scolastico francese che ti fa sanguinare il naso e le orecchie quando lo senti!

Al ministero dell’istruzione francese, ti inventano delle parole orrende che ti fanno addirittura sanguinare il naso e le orecchie quando le senti. D’accordo, forse sto esagerando, diciamo che fanno sanguinare solo le orecchie. Ma perché non si accontentano di usare parole che esistono già in francese oppure, come quei pigri di italiani, di infarcire i loro testi e i loro discorsi di inglesismi? No, no, sarebbe troppo semplice, devono torturarci con i loro stupidi neologismi burocratici vuoti di senso. Dunque, ieri sera, al telegiornale, sento questa frase detta da un funzionario del ministero dell’istruzione e che ha dovuto provocare qualche suicidio all’Accademia francese:

È stato deciso che quelli che faranno del presenziale, saranno dispensati del distanziale….

Mi dispiace, caro funzionario che lavori per il ministero dell’istruzione, presenziale e distanziale non esistono affatto in francese, né come aggettivi né come sostantivi! Ma dove sei andato a pescartele queste parole? Ma cosa vogliono dire presenziale e distanziale? Non sarebbe per nascondere che questa frase in francese normale è una verità lapalissiana? È certo che gli insegnanti che tornano a scuola dopo il confinamento non potranno assicurare anche i corsi a distanza da casa loro! Certo anche che dire, in francese normale, al telegiornale, che gli insegnanti che saranno presenti a scuola saranno dispensati dei corsi a distanza è un ovvietà che ti fa passare per l’ultimo dei cretini. Meglio parlare di “presenziale” e di “distanziale” per nascondere la miseria di un frase di un vuoto siderale. Ma comunque, sento istintivamente che c’è qualcosa d’altro, di nascosto dietro questo “presenziale”. Ah, ecco, ora ho capito cosa vuoi dire con il tuo “presenziale”. Gli insegnanti non devono essere “presenti” a scuola per assicurare i loro insegnamenti come pensavo io; pensate credulone come sono! No, no, non è questo che vuoi dire, ma piuttosto: gli insegnanti  che faranno atto di presenza a scuola, saranno dispensati dell’insegnamento a distanza, di cui il neologismo presenziale. Dunque dalla verità lapalissiana passiamo a qualcosa di scandaloso perché meglio un prof che fa un insegnamento a distanza ai suoi allievi che un prof che deve andare a scuola per fare il cane da pastore oppure la pianta ornamentale! Meglio il “distanziale” del “presenziale”. Oppure come direi io che sono all’antico: meglio l’insegnamento a distanza all’assenza di insegnamento tout court. Presenziale: il presente-assente, l’insegnante che non insegna, è un nuovo concetto! Ma caspita, gli insegnanti devono andare a scuola per insegnare, non per fare presenza. Ma ditelo francamente se volete sopprimere la scuola!

 

 

 

Una mappa. Non quella del progresso della pandemia del covid-19 in Francia. Un’altra.

Brun (bruno)/Brin (fuscello). In Francia è la tradizione di offrire un fuscello di mughetto porta-fortuna il primo maggio e il Paese è diviso in due. Cento anni fa, tutti i francesi – tranne i parigini ovviamente – pronunciavano brun diversamente di brin. UN è una vocale nasale che si pronuncia œ̃ mentre IN è una vocale nasale che si pronuncia ɛ̃. E bene, sotto l’influenza della brutta lingua parlata a Parigi e dei media, la vocale nasale UN è in via di estinzione in francese e già, in una grande parte del Paese, non sanno più pronunciare in modo diverso le due vocali nasali e tutte le parole che hanno il suono UN dentro si pronunciano con il suono IN. Peggio ancora, non sentono nemmeno più la differenza tra le due vocali nasali! Il cancro della sostituzione nelle parole dell’UN per il IN si diffonde ovunque e probabilmente, fra due o tre generazioni di francesi, la vocale nasale UN sarà definitivamente estinta. Noi del Sud-Ovest della Francia resistiamo ancora a questa contaminazione ed è un modo anche di riconoscere un francese del Sud-Ovest che non vi regalerà mai – per qualche anno ancora – un fuscello/bruno di mughetto porta-fortuna, ma solo un fuscello di mughetto porta-fortuna oppure che non vi parlerà mai di orso fuscello o di capelli fuscelli, ma di orso bruno o di capelli bruni…. Va bene, ho finito la mia diatriba! Buon primo maggio a tutti!  

 

In cui l’autore di questo blog nota che “bambini” ormai in francese si dice….

…Portatori sani! State attenti, cari lettori confinati, che di quei portatori sani di cui l’unico scopo, in quei tempi bui, è di infettarci ne avete forse nel vostro vicinato o peggio che siete abbastanza incoscienti per accoglierne addirittura a casa vostra. Io sono tanto terrorizzato da loro che appena sento quelli dei vicini ridere attraverso la finestra che dà sul giardino, che rinuncio ad andare dal panettiere per comprare il mio pane razionato quotidiano, tanto ho paura che mi intercettano sul cammino e che mi sputano i loro miasmi in faccia. Non vi lasciate abbindolare dai loro sorrisi e dalle loro coccole! Abbiate sempre in mente che dietro la maschera innocente di un portatore sano di meno di dieci anni si nasconde il peggio dei boia con le sue mani sporche e il suo alito fetido che vi invierà in terapia intensiva tanto velocemente che non avrete nemmeno il tempo di mormoreggiare “marmocchio schifoso”. No, non prendete rischi sconsiderati e chiudeteli a doppia mandata in cantina per la durata dell’epidemia, per la vostra salute e per permettermi – già che sono all’ultimo stadio della paranoia al secondo giorno del Grande Confinamento – di andare tranquillamente dal panettiere e di non soffrire la fame….

Coronavirus: Litte Bighorn!

La psicosi generata dall’epidemia di coronavirus raggiunge le vette più alte delle colline americane e si può misurarla con la propagazione sul territorio, alla velocità di una pallottola di Winchester, di un’altra epidemia, quella dell’uso sproporzionato della parola “cluster” che nessun francese conosceva ancora due giorni fa. Non potete guardare un telegiornale – oppure sentire un esperto mediatico di tutto e di niente – senza la sparatoria più della parola coronavirus, della parola “cluster” almeno 30 volte al minuto in un tentativo disperato dell’esperto o del giornalista di superare la cadenza di tiro di una vecchia mitragliatrice Gatling. Domani, partirò per Roma e, ieri, un amico ha tentato di dissuadermi dicendomi che l’Italia è uno dei paesi più pericolosi al mondo in quel momento e che al mio ritorno rischio di finire in un “cluster” o peggio. Tranquillo, ho tentato di rassicurarlo, sarò prudente come un sioux e non farò la fine del generale americano. Lui, mi ha guardato senza capire tipo: Povero uomo l’abbiamo già perso! Poi mi ha sospirato con la sua faccia da funerale: Addio. 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂

Il falso amico francese di Natale!

Curiosamente i  francesi non inghirlandano mai gli alberi di Natale perché preferiscono inghirlandare la gente. Il verbo “enguirlander” (inghirlandare) è un verbo transitivo che deriva dall’italiano ghirlanda. Il primo senso del verbo “enguirlander” è esattamente lo stesso del verbo italiano cioè ornare con ghirlande: “enguirlander” un albero, una statua. Poi, per estensione, il verbo si è messo a essere utilizzato nel campo della letteratura: “enguirlander” un discorso cioè ornarlo di figure di stile, “enguirlander” un autore cioè lo ricoprire di complimenti. Lodare. Poi con il passare del tempo “enguirlander” ha preso un senso sempre più negativo: “enguirlander” una persona cioè complimentarla in modo esagerato, ipocritamente. E finalmente è successo quello che doveva succedere, il verbo enguirlander è diventato addirittura un’antifrasi in francese moderno e ha cambiato completamente di senso. Cioè che oggi  “enguirlander” significa: sgridare, rimproverare, insultare, strapazzare, ingiuriare….ecc. Quindi se sentite francesi dire: l’ho inghirlandato o l’ho inghirlandata, li ho inghirlandati, le ho inghirlandate…ecc. Credetemi che c’è zero chance che loro parlano dell’albero di Natale oppure degli addobbi natalizi!!! 😉

 

 

 

 

A me, morire basta.

Leggo che è stata ritrovata, nel suo bagno, una  spagnola di circa 93 anni, morta da più di 15 anni, ma che era considerata vivente dallo Stato spagnolo visto che la signora continuava a pagare le bollette con la regolarità di un metronomo. La morale è che finché potete pagare le vostre imposte senza ritardo, l’amministrazione se ne frega completamente che siate morto o vivente. Non so se è la stessa cosa in italiano, ma in francese, nella lingua di ogni giorno, il comune dei mortali usa solo di due verbi quando qualcuno muore. Sia morire sia decedere. Avete la scelta tra i due verbi che sono abbastanza espliciti e definitivi per indicare la cessazione dell’esistenza di una persona. Diciamo che morire è più corrente, decedere fa più formale, più burocratico, fa più gergo di notaio o di becchino. Nei giornali e nei telegiornali non amano troppo usare quei due verbi –  anche se, l’altro giorno, ho sentito un giornalista che mi parlava addirittura di un tizio “morto deceduto”, ma è un’altra storia. No decisamente, morire o decedere non provocano nessuna emozione dal lettore o dal telespettatore. Mancano di stile, di questo piccolo tocco di sensazionale che risveglia l’encefalogramma disperatamente piatto del pubblico. Dunque nel mondo dei media, per esempio, quando si tratterà di un fatto di cronaca, di una tragedia ordinaria e banalissima, si userà dell’espressione “perdere la vita”. Tipico degli incidenti stradali in cui le persone sempre “perdono la vita”: Tragico incidente stradale, perdono la vita quattro ragazzi. L’espressione “perdere la vita” funziona anche per le discoteche (che fortunamente sono in via di estinzione ormai) o gli incendi: Rogo in un palazzo, perdono la vita due anziani. Notate che l’espressione “perdere la vita” viene usata quando le vittime sono poche e le cause della tragedia bene identificate. Dunque c’è questa prima categoria di quelli e quelle che perdono la vita. Poi ne viene una seconda per cui il mondo dei media userà dell’espressione “trovare la morte” e sentite già che, se quelli che trovano la morte sono morti come quelli che perdono la vita, c’è una distinzione tra morti di serie A e morti di serie B. Quelli che trovano la morte, nel gergo giornalistico, sono quelli che muoiono in circostanze eccezionali: Oltre 200000 persone hanno trovato la morte nello tsunami che ha spazzato…100 persone hanno trovato la morte nell’uragano….In questa categoria, entrano anche tutte le vittime di strage e di terrorismo. Eccezione alla regola del gran numero di persone che “trova la morte”: il militare. Il militare non perderà mai la vita, ma troverà sempre la morte: Un soldato ha trovato la morte in un agguato…Vedete la differenza: Quello che trova la morte è vittima di un destino funesto e muore come un eroe, quello che perde la vita è stato sfortunato oppure è colpa sua e non vale l’altro. Poi, nel mondo dei media, c’è ancora un’altra categoria, quella delle personalità, dei VIP, dei cantanti, dei politici che ovviamente non possono morire come tutti gli altri francesi. Loro non decedono mai da una volgare crisi cardiaca, no loro sono sempre stati “stroncati” oppure “portati via”. E quando una personalità muore di vecchiaia, lui non è morto dalla sua bella morte (come diceva mia nonna), ma si è spento come una stella. Notate che tutte queste differenze esistono solo nei giornali e telegiornali e l’avviso di decesso che ricevete dallo Stato quando vi muore qualcuno è lo stesso per tutti e non ricevete un avviso di perdita di vita, di trovata di morte o di stella spenta….E che abbiamo l’uguaglianza nel motto della nostra Repubblica! 😉

 

La cieca e lo stronzo!

Vado da mia madre in fine pomeriggio. Lei sta guardando la televisione. Non lo so, forse è la stessa cosa in Italia e, tutta la santa giornata, anche da voi, ci sono queste pubblicità per i vecchi dove attori e attrici quarantenni, tra due episodi di Barnaby, tentano di convincere i nostri highlander francesi che loro soffrono di diabete, di artrosi, di stitichezza, di diarrea; che loro hanno bisogno  di un montascala ideato dalla Nasa, di un deambulatore elettrico a ruote e pagabile a rate, di un massaggiatore plantare a pannelli solare che garantisce una vita senza calze a contenzione oppure che i nostri highlander hanno bisogno di pomate, di capsule e di mille altre stronzate che sollevano quasi tutto, dal lieve mal di testa fino al reumatismo articolare più acuto. Mia madre ride come una matta perché una signora dice che la sua vita è cambiata e che lei non si preoccupa più dalla sua incontinenza da quando sono state inventate queste nuove mutandine invisibili e che lei indossa di nuovo delle minigonne. Eh, esclama mia madre, se questa ragazza ha  bisogno di pannolini, io sono il Re di Prussia! Caspita, ci prendono veramente per dei rimbambiti! Oppure il Paese è fottuto. Caspita, tutta questa gente è più vicino alla tomba di me! Dopo la pubblicità per le mutandine, c’è una pubblicità di un laboratorio per sensibilizzare i nostri highlander alla DMLA che in italiano è la degenerazione maculare legata all’età. Dunque c’è una coppia, seduta su un coso Poltronesofà, e che sta guardando un film horror oppure un thriller. La signora è spaventata da una scena e si mette le mani davanti agli occhi, poi, come fanno i bambini, guarda attraverso le dita di una mano e vede una macchia nera in pieno centro del film e…. Il bell’affare! esclama spontaneamente  ancora una volta mia madre. Anch’io vedo la macchia nera al centro della televisione come la signora. E sono anche più brava di lei visto che non ho bisogno di chiudere un occhio! E me lo annunci così, mamma? Ma da quando? chiedo già tutto angosciato. Sai che devi stare attenta con il tuo diabete, vero? Ti prendo subito un appuntamento dall’oftalmologo! Ma come te ne sei accorta? Leggendo, guardando la televisione…No, dice mia madre, vedo la macchia solo quando guardo questa pubblicità e perché non la vedi tu, sei cieco? Ma cosa mi fai, mamma? La vediamo tutti questa fottuta macchia al centro, è per mostrare come la malattia affetta la visione. Non hai la DMLA quando vedi la macchia sullo schermo. Devi fare il test chiudendo un occhio….Mia madre si mette a ridere di nuovo come una matta. Ci prendete veramente per dei rimbambiti. Ma non vedi che mi sfotto di te, che ti sto prendendo per uno stronzo? Tieni, mi fai tanto ridere che se continuo così, entro cinque minuti, ho bisogno delle stesse mutandine della ragazza!

Lingua francese: Quelle parole francesi che abbiamo rubato agli italiani!

A  Attitude   

B  Balourd

C  Caricature

D  Désinvolture

E  Escarmouche           

F  Fracasser 

G  Grotesque

H Harangue 

I  Isoler

L  Lazzi

M  Mascarade

N  Numéro

O  Oratorio

P  Pastiche

Q  Quadrille

R  Rebuffade

S Scarlatine

T Trafic

V  Voltiger

Z  Zibeline

Alfabeto ispirato da un link inviato via mail da un lettore che si riconoscerà. 😉

La guerra dei latticini!

Tre giorni per settimana, mio fratello lascia la Dordogna vicina per lavorare a Bordeaux e dunque, tre giorni per settimana, l’ho a casa a cena e per dormire. Non si direbbe che siamo stati cresciuti insieme tanto il suo modo di parlare è diverso del mio. Troppo divertente.

L’altro giorno.

Lui: Ho comprato del “Croûte-rouge” per stasera, ne vorrai?

Io – facendo gli occhi di nasello fritto davanti a questa domanda: Cosa? Ma di cosa mi stai parlando ancora?

Lui: Oh Dio, del Croûte-rouge! C’era una promozione al supermercato e ne ho comprato un bel pezzo!

Io, cercando disperatamente nel mio cervello vuoto di cosa il tizio mi sta parlando e non trovando niente, lascio un: Veramente non lo so!

Lui: Come non lo sai! Non sai se vuoi del formaggio?

Io, con qualcosa come una bolla che sembra voler risalire dal fondo della mia memoria: Non sapevo che il coso di cui mi stava parlando fosse del formaggio! Fammi vedere il tuo Croûte-rouge?

Lui: Eccolo.

Io: Ma è dell’Edam! Non puoi dire Edam oppure formaggio di Olanda come tutti gli altri francesi! Che Croûte-rouge?

Lui: Io l’ho sempre chiamato Croûte-rouge. Pensavo fosse un formaggio di Bordeaux.

Io, con la bolla che viene di scoppiare nel mio cervello: Ah, è vero che una volta a Bordeaux, la gente chiamava l’Edam così, ma non avevo sentito l’espressione dai tempi dei nonni! Quanto sei vecchio!….

E si continua a litigare così……

Ieri.

Lui: Ho comprato….

Io, che non mi piace affatto questo modo di fare da parte del tizio: Cretino, ma smettila un po’ di spendere e di comprare schifezze per la cena. Vuoi avvelenarci o che? Già l’altro giorno con l’Edam!

Lui, indifferente: Dicevo che ho comprato degli yoghourt per il dessert….

Io: Cosa? Ma cosa hai comprato ancora che non ho capito?

Lui, Cicerone. Yoghourt. Te lo compito anche: Y.O.G.H.O.U.R.T….

Io, scoppiando dal ridere: Mio povero amico, non si diceva più yoghourt in Francia già un mezzo secolo prima dalla tua nascita!

Lui, vessato: E in Dordogna, noi diciamo yoghourt! Allora, tu che fai il furbo, come si direbbe secondo te?

Io: Yaourt. Il coso si chiama  Y.A.O.U.R.T, ma forse la notizia non è ancora giunta in Dordogna? Allora è vero quello che si dice che siete un po’ in ritardo in quelle parti?

Lui – incredibile la malafede di quel tizio – Sei ridicolo.! Ti faccio una ricerca su internet per distruggerti!

Io: E allora la tua ricerca?

Lui: Vedi, le due parole sono accettate, c’è anche una mappa dei francesi che dicono yoghourt e di quelli che dicono yaourt secondo le regioni.

Io, cominciando a dubitare: Fammi vedere la mappa che non ti credo affatto. Devi essere il solo francese a dire ancora yoghourt nel 2019! Roba degli anni 1960!

Lui, passandomi il suo smartphone: Eccola!

Io scoppiando di nuovo dal ridere scoprendo la mappa: Ma sono i belgi, i canadesi e gli svizzeri che dicono yoghourt! Almeno che la Dordogna si sia spostata! Nel tuo paesello, secondo l’inchiesta, la gente dice yaourt.

Lui non vuole assolutamente ammetterlo e mi mostra sulla mappa dei microscopi punti bianchi che indicano delle zone di Francia dove gli abitanti resistono alla “yaourtizazzione” della patria. Fai parte di un pugno di irriducibili galletti in via di estinzione. Tutto qui. Oppure siete dei belgi sistemati in Francia! E io di chiamarlo “il belgio” per tutta la cena. E continuiamo a litigare per tutta la sera così come quando eravamo bambini…..